Aminta, Firenze, Moucke, 1736 (controscene)

 ATTO II
 
 SCENA V
 
 ELPINO e CELIA
 
 ELPINO
 Ecco Celia qui sola,
 vo’ dirle una parola
155e tentar la mia sorte.
 O Celia, riverente
 ecco Elpin che si piega alle tue piante.
 CELIA
 Perchè tal sommission?
 ELPINO
                                              Perch’egli è amante.
 CELIA
 Amante Elpin?
 ELPINO
                               Signora sì.
 CELIA
                                                     N’ho gusto.
 ELPINO
160Anch’io l’ho caro assai
 e tanto più, se tu piacer n’avrai.
 CELIA
 E chi non goderebbe
 in veder come ancora
 fra te ed Alcea tua sposa
165mantenga amor costante
 la fiamma vigorosa.
 ELPINO
 Oibò, cotesta è spenta; anzi per dirla,
 non ce n’è più favilla.
 CELIA
 Ma non dicesti adesso
170d’esser amante?
 ELPINO
                                 E tanto ancor confesso.
 CELIA
 O ben, per la consorte
 dee sempre più sperimentar lo sposo
 d’amor soavi i lacci e le ritorte.
 ELPINO
 Ahimè che questo nodo
175mi riesce ogni dì più stretto e sodo;
 anzi saper tu dei
 che, s’io potessi, adesso lo sciorrei.
 CELIA
 Ma io non so che abbia
 l’uomo tal facultà.
 ELPINO
                                   Quest’è la rabbia.
 CELIA
180Io però non t’intendo.
 ELPINO
 Me ne fa mal, cara la mia pastora,
 proverò a dir, se mi riesce ancora,
 che tu m’intenda; io sono
 amante.
 CELIA
                   Sì, d’Alcea.
 ELPINO
185Signor no, della moglie
 non usa esser amante in quest’età;
 e se pur vi sarà
 taluno che dall’amoroso laccio
 mostri per la consorte esser legato,
190sarà qualche babbaccio
 o qualche barbagianni sdolcinato.
 CELIA
 Dunque non ami Alcea?
 ELPINO
 Madonna no, non l’amo più.
 CELIA
                                                      Perché?
 ELPINO
 Perché, per dirla a te,
195Celia mia cara, il tempo traditore
 ha strutto e consumato
 ad essa le bellezze, a me l’amore.
 CELIA
 Ma la fede dovuta alla consorte
 costante infin a morte?
 ELPINO
200Non la tradisco, perché l’amor vecchio
 tutto lo serbo intatto;
 e da me si vorria
 che questa, ch’è d’amor nuova ragione,
 cantasse in una nuova compagnia.
 CELIA
205Amoroso mercante,
 io ti voglio avvertire
 in tai nuovi negozi a non fallire.
 ELPINO
 Se il negozio ha buon fondo,
 non ho un timore al mondo,
210che se amor mi protegge
 e se il compagno regge,
 io spero d’avanzare in quantità
 gioie e felicità.
 Basta che, Celia mia, tu voglia...
 CELIA
                                                            Che?
 ELPINO
215Non parlarne ad Alcea.
 CELIA
                                            Non parlerò.
 ELPINO
 L’avrò caro; ma questo
 non è quel ch’io vorrei.
 CELIA
 Che dunque vuoi?
 ELPINO
                                     Vorrei...
 CELIA
 Che cosa, di’...
 ELPINO
                             Che non ti dispiacesse
220questo mio nuovo amore...
 CELIA
 Nulla affatto m’importa;
 altro pensiero, o dio, mi crucia il core.
 ELPINO
 Oibò, tu non intendi. Io bramerei
 a questa mia gentil ninfa novella
225aprire e spalancar gli affetti miei.
 CELIA
 Parlale, chi ti tiene?
 Licenza io te ne do.
 ELPINO
 Tu non intendi, oibò;
 io senza te parlare a lei non posso.
 CELIA
230Che forse questa ninfa
 da’ miei cenni depende?
 ELPINO
 Con te sempre ella fa le sue faccende.
 CELIA
 Di’ mai più, chi è costei?
 ELPINO
 Te lo dirò, tu sei.
 CELIA
235Che?
 ELPINO
             Oimè, tu dico sei quella che può
 farle dir sì o no.
 CELIA
 Adunque è amica mia?
 ELPINO
                                             È tutta tua.
 CELIA
 È forse Cintia o Filli
 o Clori od Amarilli?
 ELPINO
240Madonna no, l’è quella
 che mi par tua sorella.
 CELIA
 Non so chi mi somigli,
 se tu non me lo dici.
 ELPINO
 Or or la vo’ finire;
245come sta la vo’ dire;
 io son amante di...
 CELIA
                                     Di chi?
 ELPINO
                                                     Di... Di...
 CELIA
 Dillo pur.
 ELPINO
                     Son amante.
 CELIA
 Questo l’intesi; e poi?
 ELPINO
 Son amante di voi.
 CELIA
250Come? Di me? Che parli?
 ELPINO
 Di voi che come figlia
 v’amo e vi tengo.
 CELIA
                                  Ed io
 da tal vi corrispondo.
 ELPINO
 Ve ne professo grande obbligazione,
255ma non però con questa condizione.
 CELIA
 Che pretendi di dir?
 ELPINO
                                         Dir ch’io non merto
 che t’abbia a venerar qual genitore
 un ch’è tuo servitore.
 CELIA
 Questi tuoi complimenti
260son impropri con me che sì obligata
 ti son.
 ELPINO
               Mi maraviglio;
 mi confond’ella e mi fa troppa grazia;
 ma giacché per disgrazia
 vuol il destin così,
265io me le raccomando.
 CELIA
 So quanto è il dover mio;
 dove se’, caro Silvio; Elpino, addio.
 
 SCENA VI
 
 ELPINO solo
 
 ELPINO
 Buona notte e buon anno,
 ecco l’amor finito,
270il negozio è fallito;
 questo Slvio l’è entrato tanto in grazia
 che non cura d’alcuno;
 ma io, che poi la so più che nessuno,
 parlerò a Silvio e, con quattro parole
275ch’io dica sole sole
 e gli sveli chi egli è, vedremo allora
 Celia andare in malora;
 allor costei, ch’adesso
 fa la balorda perch’ha paglia in becco,
280rimasta affatto in secco,
 sarà più mansueta; e intenderà
 quel che la furba ora non vuole intendere;
 ma queste donne a me non l’han da vendere.
 
    Son pur triste queste femmine!
285Quanto mai son triste affé!
 
    Fan pur ben le semplicette,
 le modeste e ritrosette;
 le sentite dir: «Che dite?
 Non intendo, non comprendo,
290non capisco, mi stupisco»;
 e san poi tutto benissimo
 e lo san meglio di te.
 
 SCENA [?]
 
 ALCEA e SILVIO
 
 ALCEA
 Buondì, Silvio mio bello,
 che si fa in questo loco?
295(Vo’ scoprirgli il mio fuoco).
 SILVIO
 Che nuov’Alcea, che c’è?
 ALCEA
 C’è ch’io son fur di me.
 SILVIO
 Qual infortunio aveste?
 ALCEA
 Silvio, per tua cagion son disperata.
 SILVIO
300Per mia cagione? E come?
 Dite pur, ch’avrò petto,
 per torvi d’ogni affanno,
 d’oppormi ad ogni risico.
 ALCEA
 Silviuccio mio caruccio, io non m’arrisico.
 SILVIO
305Son pronto a espor la vita;
 dite il vostro bisogno.
 ALCEA
 Silvietto vezzosetto, io mi vergogno.
 SILVIO
 Deh palesate, o cara,
 qual per mia colpa a voi sinistro avviene.
 ALCEA
310Perch’io ti voglio bene.
 SILVIO
 Di quest’è un tempo ch’io mi son accorto.
 ALCEA
 Ah furbettello, ah tristo,
 a dir te n’eri avvisto?
 SILVIO
 Io ben mille riprove
315ebbi del vostro affetto.
 ALCEA
 Perché non me l’hai detto, mentre sai
 come sempre t’amai?
 SILVIO
 Io pur v’ho sempre amato
 e sempre nel mio core
320vivrà d’Alcea l’amore.
 ALCEA
 O me felice appieno; (il poverino
 era amante di me ma lo celava;
 e a dirmelo, ancor esso
 faceva come me, si vergognava).
325Sicché se’ tutto mio?
 SILVIO
 Mai dalla mente mia potrà l’oblio
 cancellare d’Alcea l’amor costante.
 ALCEA
 O che parole spante;
 anch’io, cuor mio, t’ho sì fitto nel seno
330che cavarti di lì colle tanaglie
 non si potrà né meno.
 SILVIO
 Quanto vi debbo, oh dio!
 ALCEA
 Non sospirar, ben mio,
 eccomi qui da te.
 SILVIO
335Alcea, credete a me,
 v’amai, v’amerò sempre...
 ALCEA
                                                  O me beata!
 Ancor io t’amerò
 sempre, il mio bambolone;
 o che gusto ch’i’ ci ho.
 SILVIO
340V’amai qual genitrice
 che me qual figlio custodiste ognora;
 e bench’astro felice
 m’apra a stato real varco sublime,
 l’obbligazion mie prime
345tutte conserverò, per poter poi,
 dove possa giovarvi,
 ricordarmi di voi.
 
 SCENA [?]
 
 ALCEA sola
 
 ALCEA
 Che ti venga la rabbia; quand’i’ penso
 che costui sia mi’ amante,
350volge altrove le piante;
 e non so che borbotta
 quella bocca villana
 d’aver mutato stato,
 quando l’abbandonato,
355che non sa chi si sia,
 è sempre dimorato in casa mia,
 a roder ad Elpin e l’ossa e il cuore;
 or la fa da signore
 e dicendo sen va con fava e boria,
360facendo il principuccio:
 «Non dubitate, avrem di voi memoria».
 
    Finalmente è verità;
 il villano rivestito,
 il baron rannobilito
365in un tratto perde affatto
 la memoria del natale
 e diventa un animale
 nel trattar rozzo ed acerbo;
 malcreato, impertinente,
370non fa stima della gente
 ed ognor vanta superbo
 la sua falsa nobiltà.
 
 [fin qui manca in Aminta]
 
 SCENA [XXIII]
 
 ALCEA sola
 
 ALCEA
 Affé che la mi cuoce,
 quel Silvio me l’ha fatta.
375Andai per discoprirgli il mio gran fuoco,
 acciocch’egli pietoso
 mi porgesse rinfresco;
 ei guardommi in cagnesco,
 si messe in posto, quasi fosse un re,
380e poi con gravità,
 con fasto e maestà,
 tutta ben mi guardò da capo a piè;
 quindi mi disse: «Andate,
 andate che vedremo
385e ne’ vostri bisogni a cuor v’avremo».
 Madonna Alcea, ch’è il perno
 delle ninfe leggiadre
 e ch’ebbe un tempo fa gli amanti a squadre,
 da un pastorel villano,
390da un sudicio guardiano
 strapazzata così?
 Un affronto sì grande ove s’udì?
 
    Ho nel cuore una fornace
 larga, aperta, spalancata.
 
395   Sputa fuoco, ira e rancor,
 getta vampe di furor;
 né potrà mai tregua o pace
 spegner fiamma sì arrabbiata.
 
 SCENA [XXIV]
 
 ELPINO e detta
 
 ELPINO
 Che avete, o mia diletta
400consorte? E quale sdegno
 offusca il bel sereno
 del ciel del vostro bello?
 In quali nubi è involto
 quel sol che m’innamora?
 ALCEA
405Ci mancavi tu ancora,
 mostaccio d’assiuolo, a entrarmi in tasca.
 ELPINO
 Si può di dove nasca
 saper, vaga donzella,
 tanta furia e rovella?
 ALCEA
410Sai tu quel ch’io ti dico? Esca di casa
 adesso, in questo punto, in quest’istante,
 ora in questo momento,
 e fugga come il vento
 Silvio, quel sudiciuolo
415malcreato, villano e mariuolo.
 ELPINO
 Alcea, come poss’io
 licenziar quel galante e bel fanciullo,
 tuo diletto e trastullo?
 Eh via, quest’ira affrena,
420che forse gelosia
 per lui ti dà tal pena.
 ALCEA
 Il malan che ti dia.
 Esca Silvio di casa.
 ELPINO
 E Celia?...
 ALCEA
                      E Celia ancora
425sen vada alla malora;
 e tu, vecchio sgraziato
 che ne sei innamorato,
 corrile dietro e fattene satollo,
 che tu ti rompa il collo.
 ELPINO
430Sicché siam licenziati tutti quanti?
 O sfortunati amanti!
 Orsù v’ubbidirò
 e quel ch’io voglio fare or ti dirò;
 Silvio non se n’andrà
435e Celia ci verrà;
 Alcea starassi cheta;
 e se vorrà parlare oltre il dovere
 e far l’impertinente e la dottora,
 sarà la prima lei ch’uscirà fuora.
 ALCEA
440Io prima ad uscir fuora? Elpin, se’ cotto.
 ELPINO
 
    Ti tirerò un sgrugnone,
 t’infrangerò quel muso.
 
 ALCEA
 
 Tu sei pazzo, io ti scuso;
 Silvio non ci starà.
 
 ELPINO
 
445Alcea se n’anderà.
 
 ALCEA
 
    Celia starà lontana.
 
 ELPINO
 
 Sì tu, brutta befana.
 
 ALCEA
 
 Tutti se n’andran via.
 
 ELPINO
 
 Sì, tu di casa mia.
 
 A DUE
 
 ALCEA
 
450Io non voglio...
 
 ELPINO
 
                              Ce la voglio...
 
 ALCEA
 
 Questa gente impertinente.
 
 ELPINO
 
 Tal brigata sì garbata.
 
 ALCEA
 
 Non la voglio, se n’andrà.
 
 ELPINO
 
 Ce la voglio, ci starà.
 
 ALCEA, ELPINO
 
455   Chi più possa...
 
 ALCEA
 
                                  Finch’ho fatto...
 
 ELPINO
 
 Finch’ho possa... Si vedrà.